The Lobster

The Lobster è l'ultimo film di Yorgos Lanthymos ed è ambientato in un futuro distopico, dove se non trovi la compagna o il compagno, devi passare quaranta giorni in un albergo, per trovare la compagna giusta, e se non la trovi, devi decidere in che animale vuoi essere trasformato.
Yorgos Lanthymos in questo film viaggia su due terreni contrapposti, se da una parte c'è la società che ti impone una compagna, i cosidetti ribelli, non sono poi tanto diversi.
Loro a differenza rifiutano di essere accoppiati, e combattono per la libertà individuale, libertà che oviamente si contraddice con quanto loro combattono, perchè per come la pensi, loro sono l'altra faccia della medaglia della società sbagliata al quale si ribellano: come direte voi? Semplice, come la società, loro seguono un preciso rigore morale, pur scegliendo di essere liberi di stare soli, non accettano che i loro compagni trovano l'anima gemella, e quindi, chi si innamora va contro il loro regolamento e perciò deve essere bandito.
Ma cosa ci racconta Lanthymos con questo film, che per inciso fa una precisa critica sul controllo mentale da parte delle istituzioni e dei regolamenti imposti dalla società? Precisamente la sua messa in scena se così possiamo chiamarla, critica apertamente le regole rigide imposte dalla società, mettendo in scena l'uomo stesso e gli imprevisti della vita, che, naturalmente non possono essere controllati da nessuno, perchè è decisamente qualcosa di naturale che non può essere sottomesso a delle rigide regole della società
Semmai è proprio quella società da condannare, che impone agli uomini e alle donne rigide regole che non possono certamente seguire, perchè sarebbe impossibile una vita sottomessi a regole e comportamenti adeguati verso rigidi codici morali.
L'uomo ha bisogno di essere libero per proseguire la sua vita, deve decidere liberamente se stare con qualcuno oppure no, ma sotto sotto sappiamo che il regista greco continua un discorso già iniziato anni prima con il suo film Dogthoot, altra opera allucinante sul controllo mentale, di cui presto parlerò qui a ScreenCult, con un articolo degno di nota.
Un altro riuscitissimo film particolare, certamente non per tutti i gusti, ma che sicuramente lascia il segno criticando in maniera spiccata la società e i condizionamenti creati da essa per controllare l'uomo, che certamente non può sottomettersi a delle regole per raggiungere la felicità, regole che non sono neanche giuste.

Naturalmente io ci ho visto anche una metafora sul controllo dell'essere umano, per poter imporre loro il pensiero, e poter essere accettati dalla società che rifiuta cosantemente chi non la pensa come loro.
Resta il fatto che finalmente Lanthymos è sbarcato al cinema, e qui c'è un cast di attori di forte richiamo, che senza dubbio e nonostante tutto non tolgono nulla al progetto anzi, gli danno quel qualcosa in più che può fare di un film un grandissimo film; e scusate se è poco.
La morale della favola è dunque questa, tutti uguali è meglio anzichè avere una voce fuori dal coro. Il film comunque può risultare un po' pesante a chi non è abituato a un genere di cinema differente dal solito ma vale la pena vederlo, perchè primo fa riflettere sugli abusi della società riguardo agli esseri umani, poi perchè è una amara riflessione sul controllo delle vite altrui, per poter imporre il loro pensiero.
Può essere davvero qualcosa di allucinante se ci pensate bene.

Commenti