Cléo dalle 5 alle 7

Giorni fa, ho visto uno dei primi film di Agnés Varda, regista che si è imposta nella nouvelle vague, ma che ha sempre rifiutato di farne parte, pur ispirandosi a questa nuova ondata che ha cambiato il cinema.
Un film particolare, delicato, che mostra in maniera documentaristica, due ore nella vita di una donna che aspetta una risposta per il cancro di cui soffre.
Un affresco al femminile, che decanta senza alcun dubbio le paure, e la sofferenza, l'attesa della protagonista per la risposta.
E' stata la mia prima volta con un film di questa regista di cui avevo sentito parlare ma che ancora non avevo visto una sua opera.
Un film delicato, intenso, a volte anche sfuggente, capace di legare l'attenzione degli spettatori facendo in modo che si riconoscano nella protagonista; non importa se sono uomini o donne.
Negli anni sessanta questo era sicuramente rivoluzionario.
Considerando la mentalità di allora, un film del genere è a dir poco sorprendente almeno per come l'ho percepito io.
Se non l'avete visto vi consiglio assolutamente di farlo, perché la costruzione della storia non si limita solo a esporre le paure della protagonista, ma descrive anche le reazioni di chi le sta intorno.
Tra la superficialità delle amiche, alla sicurezza degli amici fino a che non conosce un uomo che la capisce davvero, e qui le cose cambiano.
Un film delicato caratterizzato da una sorprendente empatia, forse non sarà l'unico film della Varda che vedrò; questo è poco ma sicuro.



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